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Quello che state per leggere è il giornale dei minori che vivono nella Comunità Alloggio “Il Delfino”. Realizzato con me e con il supporto dei compagni ospiti de “La Farfalla

Se mi domandate quale difficoltà ho avuto con questi ragazzi, vi rispondo solo farmi dare del TU. E nient'altro. Riuscire a sentire un “Rossana” invece di un “Dottoressa”, all’inizio non è stato facile. Per loro ero un segno di rispetto. Per me una questione di fiducia. E io avevo bisogno della loro. Perché io, giornalista a cui dare del LEI, in un pomeriggio di inizio novembre sono piombata nella comunità dove vivono con un obiettivo ambizioso, quello di fare un giornale. Cosa che ai loro occhi è sembrata impossibile.

Eppure mi facevano domande, sfogliavano i giornali, leggevano i miei articoli. Si alzavano. Mi chiamavano dottoressa. Andavano via. Ritornavano. Riflettevano. Poi, all'improvviso, a distanza di qualche settimana dalla prima lezione, all’improvviso, ho visto davanti a me piccoli pezzi di umanità che mi ascoltavano in silenzio. Che si ascoltavano a vicenda. Piccoli pezzi di umanità che si stavano incastrando in modo naturale all’interno del mio progetto. Eh sì, quello ambizioso. Ognuno con le proprie potenzialità sputate fuori prepotentemente. Ognuno con grande determinazione e collaborazione. Passo dopo passo, mese dopo mese hanno dato vita a una redazione. Con il TU che cominciava ad arrivare.

Ecco, adesso, in un mattino di metà marzo quello che state per leggere è il giornale “ComuniCARE” fiore all’occhiello della Comunità Alloggio per Minori “Il Delfino” gestita dalla “In Cammino” Cooperativa Sociale Onlus. È il giornale fatto esclusivamente dai ragazzi, che sottoposti a provvedimenti dell'Autorità Giudiziaria Minorile, vivono in una splendida villa nel rione Santa Marina, alle porte di Milazzo. Loro con me e con il supporto dei compagni ospiti de “La Farfalla”, struttura gemella di Piraino, in quattro mesi sono riusciti a creare un settimanale online. E senza nessuna difficoltà. Un progetto editoriale che per le sue caratteriste rappresenta uno dei pochi, se non l’unico, esempio in Italia.

Sd”, “Cas”, “Pitt”, “Mocci Mocci 23”, "Colombiano", "Marziano", "P. Square", queste le firme che hanno scelto per camuffare i loro nomi. Loro, microfono in mano e tante idee in testa, si sono trasformati in giovani giornalisti in cerca di notizie e storie da raccontare. Tutto quello che voi leggerete e vedrete all’interno di “ComuniCARE” è fatto da loro. Dalla testata, ideata graficamente dal “Cas”, alle interviste, ai video, ai testi, alle foto. Insomma un’inedita redazione che ormai da settimane lavora a pieno regime. E che fin dai primi passi non ha mai lasciato nulla al caso. Soffermatevi ad osservare il nome del giornale. Con la C iniziale a forma di delfino (nome della struttura milazzese) è una parola che oltre a riprendere con le prime tre sillabe la parola Comunità vuole lanciare un messaggio ben preciso. Quello di comunicare con cura (Comuni – care = cura in inglese). Messaggio che parte da un gruppo di ragazzi proprio in un periodo in cui sul web le fake news dilagano producendo solo falsa informazione. “ComuniCARE” adesso ha tanta voglia di crescere. Esattamente come i minori che lo realizzano. Buona Lettura!!!



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